THE FINAL CODE
Carlo Fusco · 2021 · 124 min
Sharon è stata imprigionata dal padre Buck per 24 anni nel seminterrato della loro casa, dove ha subito abusi e ha dato alla luce sette figli, spesso separati da lei, tra cui Sarah, figlia nata dalla violenza che vive insieme a lei
Spiegazione
A cura di emanuele di filippo
Ispirato alla terribile vicenda di Joseph Frizl, uomo austriaco che abusò della figlia tenendola prigioniera in cantina per 24 anni, la pellicola si rivela un PUGNO allo stomaco affrontando con determinazione temi estremamente CUPI, ricordando lavori come “Room” e “Precious”,esplorando le dinamiche del DRAMMA PSICOLOGICO nel raccontare anime spezzate e ottenendo vari riconoscimenti in festival internazionali ed un discreto plauso nei circuiti indipendenti.
A differenza di molti film in cui il budget diventa un limite, nel ONE-LOCATION MOVIE di Fusco questo si adatta perfettamente al minimale e scheletrico luogo che fa da sfondo ai personaggi, un ambiente asettico, sterile, sbiadito e svuotato, come le anime dei personaggi. La regia è efficace, nonostante la pesante e lunga durata, che di primo acchito potrebbe sembrare eccessiva, con inquadrature CLAUSTROFOBICHE che sottolineano l’impotenza che si respira nelle varie situazioni. La fotografia fredda non si lascia sfuggire ombre scivolose per angustiare lo spettatore nell’ISOLAMENTO, è ben calibrata e non eccede mai. Ieva Lykos firma uno script CRUDELE, che si concentra su dialoghi tesi, tenendo il ritmo che guida lo spettatore nella casa degli orrori fino all’inevitabile climax. La colonna sonora, sempre equilibrata, ricalca temi di speranza, eccedendo giusto un po' nei momenti più tesi.
“The Final Code” immerge lo spettatore in una SOFFERENZA che non fa sconti, anche se è forte il senso di resistenza umana, amore e libertà. Questo è possibile soprattutto grazie alle interpretazioni di Chip Chuipka e la stessa Ieva Lykos, tra i quali spicca la piccola Mara Stefan. Il confronto tra l’innocenza dei BAMBINI e la crudeltà del PADRE-ORCO è spiazzante, insopportabile, e anche i momenti introspettivi si amalgamano alla minaccia incombente e perpetua.
Il film utilizza SIMBOLISMI forti ed essenziali, come oggetti totalmente fuori contesto, in un luogo in cui niente di puro potrebbe trovare il suo spazio; la luce che filtra attraverso finestre sigillate, di cui si ignora l’altro lato, e stelle posticce sul soffitto, unico cielo possibile nel desiderio di fuga e normalità. Fusco critica profondamente l’ABUSO DI POTERE con una potenza visiva STRAZIANTE, che lascia però più spazio all’immaginazione, sottolineando la forza interiore, di cui la madre è archetipo storico, vittima ed EROINA al contempo, per liberarsi dal giogo dell’orrore.
“The Final Code” è un film che colpisce per la sua brutalità, e anche se non privo di sbavature, lascia un suo segno per il coraggio che ha nel trattare il tema scelto. Il TERRORE REALE che si respira, capace di superare la fantasia, è adatto per scuotere dal male onnipresente nel mondo e per apprezzare DRAMMI INTENSI che esplorano le ombre che gli esseri umani si portano dietro, senza potersene liberare.
Consiglio: Per un pubblico maturo pronto ad affrontare tematiche forti che superano la cornice filmica