LEATHERFACE
Alexandre Bustillo & Julien Maury · 2017 · 90 min
Quattro adolescenti violenti, scappati da un ospedale psichiatrico, rapiscono una giovane infermiera e la portano con loro, inseguiti da un poliziotto altrettanto squilibrato in cerca di vendetta
Spiegazione
A cura di emanuele di filippo
Diretto dagli audaci Bustillo e Maury, il PREQUEL dello storico "Non aprite quella porta" del ‘74 parte dalla semplice domanda: “Chi è Faccia di cuoio?”. Esplora, quindi, le travagliate ORIGINI del celebre assassino con la maschera cucita di pelle umana, approfondendo le sue radici familiari e psicologiche, in una chiave originale, più emotiva ma sempre CRUDELE. Nonostante intrattiene, passando dal thriller, allo slasher, all’horror estremo, fino al road movie, risulta alquanto altalenante e carico di stereotipi, non riuscendo a volare alto come il capostipite e ricevendo forti critiche.
La regia del duo si distingue per l’uso di riprese atte a creare un certo DISORIENTAMENTO nello spettatore. Le inquadrature si prestano ad angolazioni controverse, come se i registi puntassero tutto su una possibile immedesimazione psicologica con quello che diventerà uno dei più efferati assassini della storia del genere, accompagnate da una fotografia viscerale, CRUDA, VIOLENTA, a volte troppo eccessiva, nonostante sia funzionale nell’ accentuare la violenza. I rossi sparati e i gialli texani contribuiscono a rendere il contesto ESAGERATO e angosciante, mentre la colonna sonora minimalista amplifica la suspence. La narrazione, che si fa forte della curiosità sul MISTERO, non risce a raggiungere l'iconicità del capostipite, nonostante riesca a regalare anche momenti atroci che coinvolgenti.
"Leatherface" è carico fino al midollo di un’atmosfera CUPA, di cattiveria sofferente e di dettagli che sono chiari rimandi alla pellicola madre e a film come “Le colline hanno gli occhi” e “Wrong Turn”. Il ritmo forse risulta frammentato in alcuni tratti, ma resta comunque funzionale a delineare le psicologie straniate dei personaggi, nonostante vari e ormai ricorrenti clichè del genere slasher; la gestione dei colpi di scena è ben calibrata e rende il tutto un’esperienza appagante, nonostante il tono oscuro che contraddistingue il genere.
Il film non vuole essere solo d’intrattenimento, ma solleva domande sulla natura della violenza e sull'influenza dell’ambiente FAMILIARE nella formazione di un individuo. Esplora, seppur con limiti narrativi, la trasformazione psicologica dei protagonisti, criticando anche il sistema sanitario e penitenziario. Non ci sono messaggi morali espliciti, ma vengono sollevate domande sul destino e le scelte che definiscono il carattere umano. Così, la mostruosità potrebbe essere il risultato di circostanze esterne, oppure un destino inevitabile.
Questo prequel, pur con una regia di spicco e un’atmosfera forte, non riesce a replicare lo shock dell’originale, FATICANDO a trovare una PROPRIA IDENTITA e un equilibrio tra innovazione e omaggio, ma prova ad arricchire questo universo con emotività.
Consiglio: Può risultare meno "d'exploit" per alcuni; anticonvenzionale per la saga